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Le emozioni secondo la Medicina cinese

Published by Catherine Bellwald at 16 Gennaio 2019

Sentiamo e leggiamo un po’ dovunque che dobbiamo liberarci dalle emozioni negative a favore di quelle positive. La rabbia, la tristezza  e la paura solo per fare un esempio, sono sempre viste come negative e la gioia e la riflessività come positiva.

Secondo gli antichi testi di medicina cinese le emozioni sono tutte utili al nostro sviluppo e crescita personale e non ne esiste una buona e una cattiva.

Questo equivoco parte dal fatto che noi esseri umani siamo esagerati in tutto e quindi, quando per esempio nella dietetica diciamo “salato” o “dolce”, intendiamo in realtà l’eccesso di questa qualità del cibo. Non diciamo che il farro è dolce: per dolce intendiamo un tiramisu.

Ecco, per le emozioni è la stessa cosa; la tanto odiata collera (Nu) serve a liberarci dalle oppressioni e da situazioni a noi nocive, la paura (Kong) serve a evitare pericoli semplicemente schivandoli, la tristezza (Bei) serve a elaborare situazioni complesse e dolorose o magari spietate della vita.

Queste sono solo 3 emozioni che comunemente consideriamo esclusivamente nocive ma che sarebbe giusto dire che sono nocive solo quando sono in eccesso o in difetto.

Quando sono in difetto non siamo in grado di cambiare una situazione a noi contraria e la subiamo; in medicina cinese è il fegato che è carente e non a caso si dice che “non si ha il fegato di reagire”. Se invece non siamo in grado di evitare pericoli e talora siamo anche inconscientemente spericolati, in questo caso è il Rene l’organo su cui lavorare e per finire, se non sappiamo superare e sopportare le situazioni dolorose che ci hanno colpito direttamente o indirettamente, siamo all’organo Polmone.

Quando sono in eccesso queste emozioni causano danni ben noti a tutti: la collera è violenta, non sa dosarsi, distrugge nell’intento di liberare; può distruggere rapporti e relazioni di amicizia, di amore e di lavoro, piatti e porte. La paura, quando è in eccesso, diventa blocco, congelamento, incapacità di fare e di pensare, in un certo senso incapacità di vivere. Entrambe queste emozioni eccessive e incontrollate ovvero non motivate da cause effettive e soprattutto quando protratte nel tempo, danneggiano l’energia del rene, quella definita Jing – Essenza che purtroppo non si può rigenerare quindi in soldoni danneggiano l’intero organismo che di questa energia necessita per la sua vitalità e salute. Per quanto riguarda l’emozione della tristezza invece, quando prende il sopravvento come negli stati depressivi danneggia l’organo fegato considerato l’organo della creatività e del coraggio, sempre in termini emotivi.

Il pensiero (Si) in medicina cinese è considerata una emozione, l’organo al quale si collega è la milza appartenente all’elemento Terra, ci permette di essere concreti e di analizzare le situazioni in maniera pratica e precisa e ci consente di calcolare i rischi e quindi di moderare la paura e stimolare il coraggio. Se carente saremo distratti o spericolati ma se in eccesso possiamo non entrare mai nell’azione. L’eccessivo pensiero diventa improduttivo e causa un danno al Cuore incapace di muoversi e di aprirsi verso gli altri e verso il mondo.

La gioia (Le) è l’emozione del Cuore ed è capace di moderare la collera e indirizzare il retto pensiero (Si) ma quando questa emozione diventa dominante e in eccesso, è il Polmone come organo ad essere aggredito. L’eccesso di gioia è capace di produrre una dispersione e una superficializzazione di quello che viene chiamato Shen. Questa idea è resa bene e con simpatia nel film “Il re leone” con il termine “Hacuna Matata”. La parola Shen  indica l’aspetto spirituale dell’uomo il cui destino è quello di elevarsi verso l’infinito; l’ideogramma di questa parola non facile da tradurre e che molti traducono a mio parere malamente con la parola “mente” si trova spesso negli antichi testi di medicina cinese e riguarda in un certo senso la cessazione della separazione tra finito-uomo e infinito-universo.

E’ davvero molto interessante scoprire che nessuna emozione è assolutamente positiva; ritroviamo la legge dello yin e dello yang dove l’assoluto non esiste neanche nella fisica. Ecco che dobbiamo stare in guardia dal concettualizzare che “gioia uguale bene” e “collera uguale male” per fare un esempio;  queste due emozioni devono restare in equilibrio: nel capitolo 8 del Ling Shu si trova scritta l’indicazione di armonizzare collera e gioia.

Con emozioni negative quindi si intende non già l’idea di negativo in sé ma l’idea di eccessivo e aggiungerei di sistematico contributo al loro potenziale effetto patologico su corpo, mente ed evoluzione dell’individuo.  Con il termine meccanico si intende invece l’abitudine inconsapevole ad avere e sostenere alcune emozioni a noi consuete e famigliari. Ecco che facilmente possiamo vibrare sistematicamente sulle stesse note per tutta una vita, ben lontani da quello che consideriamo equilibrio e armonia tra gli elementi e le emozioni.

Le emozioni positive quindi non sono il tanto amato amore e pace per il mondo, assenza di collera e tristezza incondizionati, questo è uno slogan che ci allontana dalla realtà.

Le emozioni positive sono il frutto di un lavoro individuale,  dove le emozioni tutte si guardano e  si trasformano interiormente e chimicamente in un vero e proprio cammino verso l’armonia e l’infinito.

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