Agopuntura: contro l’insufficienza renale farmacoindotta

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Termini e Condizioni
L’agopuntura come terapia contro il dolore cronico è estremamente efficace, e questo è stato riconosciuto. Dunque, per quale motivo i medici generalisti nel Luganese non si sentono sufficientemente fiduciosi nei confronti di questa tecnica estremamente efficace nel controllo del dolore?
Certo, rispetto ai lavori pubblicati sui farmaci ed usati su larghissima scala, i lavori scientifici che ne dimostrano l’efficacia non sono certamente così numerosi. In più, anche i pazienti reclutati non sono tanti e anche la possibilità di applicare il protocollo a doppio cieco è problematica, dato che la cosiddetta “agopuntura sham” produce comunque effetti fisici e spichici poco valutabili.
Se volessimo approfondire l’argomento, e raramente lo si può fare nel caso di un medico generalista, gli articoli specialistici non accettati dalle riviste di medicina sono innumerevoli e dimostrano anche solo l’effetto di un singolo punto dal punto di vista biochimico e quindi l’aumento dei neurotrasmettitori centrali dopo stimolazione di un agopunto. Ci sono poi lavori validi certamente non su larghissima scala che evidenziano che sul dolore cronico l’agopuntura è più efficace del farmaco non solo sul dolore ma anche su altri disturbi correlati al dolore: stitichezza, benessere psichico, ansia, depressione, insonnia.
Resta poi il fatto che l’agopuntura facilmente nel nostro paese viene eseguita da terapisti complementari e non da colleghi e questo non convince pienamente i colleghi generalisti che forse temono di perdere in credibilità o di professionalità: e questo è possibile.
Avviene quindi spesso che ai miei pazienti l’agopuntura non venga totalmente ignorata nel migliore dei casi, non consigliata e perfino considerata totalmente inutile. L’ultimo caso risale proprio a poche settimane fa: una paziente di 45 anni con dolore cronico da oltre 6 mesi in esiti di intervento per lesione del labbro acetabolare.
“Signora vedrà l’agopuntura non le servirà a nulla” sono le parole del collega.
La paziente è venuta per solo 4 sedute prima di partire per le vacanze con un nuovo intervento di revisione dell’anca in laparoscopia programmato a settembre. Dopo le 4 sedute è molto migliorato il dolore notturno che le impediva il sonno da mesi ormai, molto migliorata la deambulazione non più dolorosa, molto migliorato il dolore che ritiene ora decisamente sopportabile anche senza farmaci antinfiammatori di cui ormai faceva uso quotidiano continuativo da oltre 6 mesi.
Credo che possa bastare per considerare l’agopuntura un valido sostegno al dolore cronico. Il trattamento di agopuntura non sostituisce un trattamento diagnostico specialistico e tanto meno un intervento ortopedico mirato. Tuttavia una buona cura di agopuntura può ridurre il dosaggio di farmaci migliorando la salute in generale sia essa psichica che fisica.
Ricordiamo che è ormai riconosciuto che l’utilizzo continuativo di farmaci antinfiammatori aumenta del 50% il rischio di insufficienza renale. E che l’utilizzo continuativo di farmaci antinfiammatori è spesso il risultato di una autoprescrizione fatta dai pazienti che non sanno più dove sbattere la testa.
L’agopuntura si affianca poi benissimo al recupero funzionale che nei casi dove persiste il dolore, spesso tende a fallire oppure a essere fatta di malavoglia e in modo discontinuativo e incompleto proprio per la presenza stessa del dolore incontrollato che demotiva e spaventa sia il paziente che il fisioterapista.
Con un dolore troppo alto il paziente non è in grado di seguire il fisioterapista; non si genera così quel rapporto di alleanza terapeutica efficace alla esecuzione di un corretto percorso riabilitativo. L’agopuntura dovrebbe diventare anche qui in Ticino uno strumento di maggior sostegno nel trattamento del dolore cronico, nell’ottica di combattere l’abuso di farmaci antinfiammatori e l’insufficienza renale secondaria troppo poco temuta dai pazienti in quanto emerge molto lentamente e spesso a distanza di tempo dalla somministrazione.
Credo che sia importante fare una campagna di sensibilizzazione affinché questa utile arte medica non venga sottovalutata e sottoprescritta soprattutto nelle forme di dolore cronico sia di pazienti anziani che di giovani pazienti in attesa di intervento chirurgico oppure in esiti di intervento chirurgico.