Agopuntura per trattare il dolore: a Pronto Dottore

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Ho partecipato di recente a una puntata di “Pronto Dottore” su un’emittente svizzera, insieme al collega René Wulliman che andrà in onda su TeleTicino il 2 Febbraio alle 20.05. Fra le domande che ricordo con piacere ce n’è una in particolare alla quale tengo molto rispondere anche per iscritto ed è la seguente:
“Cosa rispondere a chi sostiene che l’agopuntura funziona solo se ci si crede? E’ vero che serve crederci oppure sono altri gli ingredienti fondamentali per il successo del trattamento?”
Ho letto spesso l’affermazione superficiale che per fare l’agopuntura bisogna crederci; la smentisco e ora vi spiego il perchè.
“L’agopuntura funziona solo se ci credi” non è assolutamente esatto. L’effetto placebo ovvero l’effetto terapeutico parziale in assenza di una reale terapia è stato evidenziato per qualunque trattamento si voglia effettuare. Esso dipende certamente dalla nostra mente che si convince di avere un beneficio. Ma perché l’agopuntura funzioni sul dolore non serve crederci in quanto non si tratta di una fede, allo stesso modo in cui non serve credere che un antibiotico funzioni: l’effetto terapeutico non è psicosomatico, ma oggettivabile e concreto; tant’è vero che sono tantissimi i pazienti che arrivano in studio dopo avere vagato un po’ ovunque come se arrivassero dallo stregone o ad una sorta di ultima spiaggia e sono loro i primi a non crederci. Eppure il trattamento funziona lo stesso.
In verità gli ingredienti fondamentali per la riuscita del trattamento sono altri; il primo è la preparazione a tutto tondo dell’agopuntore; in primis in campo medico, sulla patologia e le possibili terapie farmacologiche e sulla Medicina Cinese e le varie possibili tecniche specifiche per trattare appunto nel migliore dei modi il dolore.
Il secondo ingrediente fondamentale è per cosi dire la presa in carico del paziente, la frequenza, l’intensità e la durata del trattamento che devono essere proporzionali all’intensità del dolore e alla sua durata. Un po’ come si fa con i farmaci, un paziente con una nevralgia del trigemino incapace di mangiare a causa del dolore dovrà fare almeno 3 sedute alla settimana con un certa intensità di intervento, allo stesso modo ad un paziente con una cefalea da oltre 30 anni non basteranno 10 sedute per migliorare e dico migliorare il dolore non guarire (come non basteranno 10 pastiglie del farmaco più adatto).
Infine il terzo ingrediente indispensabile è la pazienza del paziente che si deve affidare al suo medico e fare veramente il paziente. Per un disturbo presente da 10 anni si stima almeno un anno di terapia, all’inizio con una alta frequenza e alla fine con una seduta al mese di mantenimento. Per la mia esperienza anche in casi gravi e complessi, quando il trattamento è eseguito correttamente il miglioramento arriva: è necessaria costanza e pazienza.
In questo modo abbiamo concluso la trasmissione; oggi abbiamo poca pazienza per qualsiasi cosa, vogliamo dimagrire in 3 settimane, cucinare senza fare la spesa o senza pelare le patate, avere i muscoli senza fare fatica, imparare senza studiare. E’ giusto farci una riflessione.
Quella che si chiama in medicina “good practice” è fatta di tanti piccoli gesti ma anche dal saper ascoltare e aspettare. Lo sa l’infermiere, lo sa il fisioterapista, lo sa lo psicologo e lo sa il medico che si prodigano per i propri pazienti. La pazienza e l’impegno direi sono i veri ingredienti per qualsiasi successo in qualsiasi campo, non solo in medicina.
L’agopuntura è un atto medico microchirurgico di grande supporto nella terapia del dolore e come dice il suo nome è complementare alla medicina diagnostica, farmacologica o chirurgica. Il suo utilizzo dovrebbe essere consigliato a tutti i pazienti con dolore cronico per svariate motivazioni già trattate in altri post e soprattutto perchè, all’alba del 2019, sono ancora numerosissimi i pazienti affetti da dolore cronico non oncologico (questa è la definizione secondo l’OMS); si ritiene mediamente che 1 paziente su 5 ne soffra in tutto il mondo e siano ancora decisamente troppi i pazienti che non si sentono sufficientemente trattati e sostenuti.