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La Paralisi del Facciale e Agopuntura: considerazioni di un agopuntore

Pubblicato da: Catherine Bellwald il 9 Marzo 2020

Sono tanti gli articoli scientifici a favore dell’efficacia dell’agopuntura nei confronti della paralisi del nervo facciale chiamata anche paralisi a frigore o paralisi di Bell. Troverete in alcuni articoli addirittura la posizione di una maggiore efficacia dell’agopuntura rispetto ai farmaci. Questo quando parliamo del recupero degli esiti neurologici.

La mia domanda come agopuntore è la seguente:  come mai fra le tante patologie nella quali l’agopuntura gioca un ruolo importante e di sostegno afarmacologico, proprio su questa patologia la cui incidenza è decisamente bassa (0,002%), ci sono cosí tanti articoli, tanto da avere un consenso sulla necessità di iniziare una cura di agopuntura da parte dell’intera classe medica?

Si perché in tutta onestà professionale, il trattamento della paralisi del facciale non è di certo quello con maggiori successi. Ricordo a tutti che trattandosi di esiti neurologici, parliamo di una paralisi dei muscoli del volto secondari a una lesione del nervo, che porta a una completa alterazione della simmetria del volto stesso. Nelle forme gravi e complete l’occhio non riesce a chiudersi, la palpebra inferiore cede verso il basso, l’angolo della bocca si abbassa, le rughe del volto si spianano completamente. Inutile dire che, oltre al grave problema estetico, il paziente va incontro a congiuntiviti, alterazione della voce e talora difficoltà ad articolare le parole, difficoltà nel mangiare e nel bere. Il tutto senza che ad oggi si riconosca una efficace cura farmacologica o chirurgica, nessuna garanzia sul tempo e sulla percentuale di recupero. Comprensibili l’ansia e il disagio quando colpisce ad esempio una giovane donna in maniera grave.

E questo rispetto a tante altre patologie come la fibromialgia oppure la vulvodinia e la tanto odiata cefalea, tutte patologie insidiose difficili da trattare oltre che croniche, che trovano con difficoltà una terapia farmacologica efficace e senza effetti collaterali. In queste forme non esiste un danno d’organo ma solo una disfunzione che, con un buon lavoro di agopuntura continuativo che operi sulla persona nella sua totalità non potrà che migliorare progressivamente.

La paralisi di Bell invece è da considerare come il risultato di un danno d’organo già avvenuto, dove appunto, il nervo facciale fisicamente si deve ricostruire o riparare al suo meglio per ripristinare la sua funzione. Capite la differenza? Non è possibile quantificare a priori come e quanta sarà la riparazione effettiva. E’ noto che le fibre nervose lese ricrescono molto lentamente (si dice 1 mm al giorno nel migliore dei casi) pensate quanti mm devono esserci per raggiungere i muscoli del viso compromessi.

La medicina cinese considera la Paralisi di Bell come una patologia da vento; da vento esterno (cioè favorita da un entrata di vento-freddo) e da vento interno (favorita da una costituzione legno o da una situazione che favorisce la risalita dello yang di fegato verso l’alto in maniera incontrollata). Si spiega come spesso la patologia possa insorgere dopo un colpo di freddo da aria condizionata estrema che le dava anticamente il nome di paralisi a frigore, spiega come mai alcuni soggetti tendono a recidivare, presumibilmente le costituzioni legno restano tali, e infine come mai colpisca maggiormente le donne in corso di gravidanza quando il sangue e la milza sono svuotati e il fegato non è più radicato in basso.

Come agisce l’agopuntura su questa patologia? Possiamo togliere velocemente l’entrata di freddo solo se si agisce in fretta; in Cina la moxa o moxibustione  evita grandemente l’insorgenza degli esiti o sequele neurologiche perché viene applicata nei primissimi giorni dall’insorgenza dei sintomi (prima che si danneggi il nervo). Possiamo lavorare sul fegato riequilibrando gli eccessi e sulla Milza rinforzandola anche con una corretta dieta ed eventualmente una fitoterapia personalizzata atta a sostenere la condizione patologica di fondo, cosí facendo si lavora sulla radice ovvero la causa sottostante alla patologia.

L’agopuntura certamente può lavorare anche sui sintomi tardivi definiti sequele ovvero sui deficit muscolari da lesione nervosa migliorando il microcircolo locale, favorendo la ricrescita del nervo che potrebbe arrivare a 2/3 cm al mese nel migliore dei casi. Questa ultima possibilità è in realtà l’unica che oggi venga realmente presa in considerazione. Perché sono poche anzi pochissime e poco soddisfacenti altre soluzioni terapeutiche. La fisioterapia e l’elettroterapia dei muscoli facciali sono spesso affidate al paziente in autotrattamento perché troppo costose e poco soddisfacenti.

Ecco che a fronte di un problema non da poco, come l’aver cambiato la simmetria del proprio volto, aver cambiato la forza e il timbro della propria voce e la possibilità di mangiare e bere decorosamente ovvero senza perdere cibo dall’angolo della bocca, le scelte terapeutiche nel caso in cui il recupero spontaneo finita la fase infiammatoria non sia completo o non ci sia proprio si riducono a: proviamo con l’agopuntura. Inoltre il risultati della terapia con aghi su questa specifica patologia sono a differenza della stragrande maggioranza dei trattamenti di agopuntura, realmente oggettivabili con esami sequenziali di elettromiografia e elttroneurografia, oltre che con un miglioramento di solito anche visibile (e quindi fotografabil) della tonicità e motilità degli muscoli del volto ( chiusura degli occhi, sollevamento dell’angolo della bocca, pieghe frontali e nasolabiali) che giustifica il numero di lavori scientifici sull’argomento più che su qualunque altra patologia.

Resto dell’idea che sia un gran peccato non considerare l’azione dell’agopuntura sulla paralisi del Facciale in una maniera più completa e rispettosa della Medicina Cinese nella sua visione diagnostica a tutto tondo. Credo che agendo con rapidità sui primissimi sintomi  in combinazione con la terapia cortisonica, si migliorerebbe subito il microcircolo del nervo facciale limitando il suo danno ischemico prima che il danno neurologico sia ormai consolidato. Inoltre si agirebbe immediatamente sulla patologia da Vento Freddo facendolo uscire già dalla primissima seduta. Infine si potrebbe lavorare in seconda istanza sulla radice del problema ovvero sulla costituzione interna che ha favorito la patologia evitando e limitando le odiose recidive.

Un modo non di sostituire ma di ampliare la nostra visione diagnostica e terapeutica di una patologia sicuramente poco frequente ma odiosa.

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Dr. Med. Catherine Bellwald

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