A proposito di mascherine, non voglio annoiarvi ancora con la loro utilità e quali scegliere a seconda delle circostanze: credo che ormai anche mia nonna potrebbe tenere una conferenza se fosse ancora di questo mondo. Dove, come, quando e perché indossarle sono informazioni note e stranote sul web.
Questo post si pone come un monito atto alla prevenzione e tutela professionale nei confronti di possibili disturbi causati dall’uso prolungato o indiscriminato della mascherina.
La prima valutazione che dobbiamo considerare è la modificazione dell’assetto posturale globale dato dalla presenza della mascherina sul volto.
Queste considerazioni non valgono se indossate la mascherina per aspettare in fila, oppure per fare la spesa ma solamente per coloro che devono indossarla per diverse ore al giorno, se non per tutta la giornata.
Indossandola per tempi lunghi, ho osservato diverse modificazioni. La prima riguarda la posizione del collo nello spazio. La mascherina infatti quando è indossata correttamente si trova molto vicina agli occhi e questo ne modifica la visuale d’insieme ovvero il campo visivo inferiore, soprattutto da vicino.
Questo significa che se stiamo leggendo o scrivendo al computer, sarà facile che istintivamente si fletta maggiormente la testa verso il basso per avere una visuale più ampia. Immediatamente si verifica una cifotizzazione della fisiologica lordosi cervicale, niente di grave se ben compensata da movimenti in tutte le direzioni e se mantenuta per breve tempo. Diversamente diventa inizialmente fonte di tensione muscolare data dalla contrazione dei muscoli che devono sostenere la testa fuori asse e successivamente diventa una possibile causa di slittamento o scivolamento posteriore del disco intervertebrale. Si tratta di pochi millimetri ma in soggetti già predisposti, come chi guida o rimane alla scrivania per ore, la discopatia cervicale è in agguato.
A questo osservazione si aggiunge, soprattutto nei soggetti più predisposti, una contrazione di diversi muscoli masticatori, con spostamento in avanti e in basso del mento chiamata prognatismo. Questo movimento è dato dalla percezione sul volto della mascherina e forse, dico “forse”, dall’ istintivo desiderio di liberarsene. Ecco che anche questa possibile contrattura istintiva, quando mantenuta a lungo e senza controllo può peggiorare a sua volta la già temuta tensione cervicale attraverso un movimento di antero-posizione della testa anche in questo caso minimo ma potenzialmente dannoso.
Questa analisi non già per aggiungere panico da mascherina al noto panico da virus ma come strumento di prevenzione e attenzione posturale ampliata e circostanziata, direi. Diventa infatti necessario per l’uso corretto di queste benedette mascherine, come nella loro manutenzione e uso, smaltimento, cosi come nella scelta tipo, che si aggiungano un’attenzione e consapevolezza anche alla postura del collo nello spazio.
Come fare? Cerchiamo in primis di stare attenti, iniziamo con il correggere queste modificazioni posturali sollevando lo schermo del computer o del telefonino. Proviamo a trattenere oltre che osservare il movimento istintivo della bocca e del collo nello spazio. Cerchiamo semplici movimenti di compensazione, come gli esercizi di estensione attiva del tratto cervicale e soprattutto dorsale, durante tutta la giornata. Infine prendiamoci del tempo una volta a casa per recuperare con calma. Possiamo sfruttare l’automassaggio dell’orecchio e del collo, insistiamo con gli esercizi di compensazione e di allungamento sia passivi che attivi. Lavoriamo sul rilassamento attraverso il respiro e l’abbandono. Facciamoci aiutare dai nostri insegnanti di pilates, di yoga in video chiamata o zoom, contattiamo il nostro fisioterapista, fisiatra, osteopata di fiducia e non dimentichiamoci del nostro sentire personale che deve restare sveglio e in ascolto ora più che mai.
Se non staremo attenti in breve tempo aumenteranno oltre che l’ansia, l’insonnia e la depressione dovute alla mancanza di sicurezze a breve e lungo termine, anche le sindromi cervicali e tutte le loro correlazioni, dalle vertigini, alla rigidità e all’odioso dolore di questo delicato segmento corporeo.
Buon lavoro.