Lombalgia prevenzione: la pericolosa perdita della memoria del dolore

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Termini e Condizioni
Accade spessissimo ai miei vecchi pazienti di ritornare in studio, magari dopo anche anni di benessere, per la stessa identica patologia e ogni volta mi meraviglio di come la mente dimentichi con facilità aspetti utili per la propria salute.
Non si tratta di casi isolati ma ricorrenti, di solito si tratta di pazienti con franche discopatie lombari, ben note e verificate con esame strumentale quale la Risonanza Magnetica.
In tutti questi casi di recidiva dei sintomi, che possono andare dal semplice dolore lombare, a un blocco lombare acuto, a una irradiazione dolorosa sciatalgiaca, si tratta sempre di pazienti che sono stati male anche per diversi mesi e hanno toccato con mano la paura di non poter tornare a fare la vita di prima.
Persone che temevano anche un possibile intervento chirurgico se non fossero migliorati i sintomi neurologici, formicolio, alterazione della sensibilità e ovviamente il sintomo doloroso .
Ricordo anche perfettamente di aver insistito su ognuno affinché comprendesse che il problema era da prendere in carico a vita, che una discopatia può regredire e consentire una vita senza disturbi ma va tenuta sotto stretto controllo in quanto debolezza da rinforzare e tutelare sempre con molta amorevolezza e attenzione. Mi ero applicata affinché si prendesse coscienza della postura come arma vincente e di quanto si possa fare in prevenzione con la semplice attenzione, misura, ascolto e ovviamente esercizi mirati.
I sintomi del disturbo discopatico, seguendo un buon lavoro ( ho scritto diversi articoli sugli esercizi fondamentali e quelli considerati a rischio) spariscono così bene che il paziente finisce per non ricordare più della sua fragilità individuale e di tutto quello che abbiamo costruito insieme, dandolo gradualmente per scontato e non più importante fino a perderlo anche completamente nella propria memoria storica.
Una guarigione perfetta direte voi, se ci si dimentica del problema. Si certamente si, è un gran risultato sul fronte terapeutico ma non lo è sul fronte della prevenzione. I casi che descriverò sono tutti esempi presi dalla mia casistica in tempo reale ovvero recenti; un caso si riacutizza dopo aver fatto giornate consecutive di mountain bike durante il lockdown e ovviamente abbandonato tutti gli esercizi di protezione lombare insegnati in fase acuta avvenuta ormai ben 5 anni fa. Altri due pazienti desiderosi di perdere il peso acquisito durante la quarantena il primo ha raddoppiato il tempo di normale allenamento triplicanto la resistenza della cyclette e l’altro si è lanciato in allenamento di cross fitt spinto anche lui senza aggiungere alcun esercizio mirato di compensazione lombare. Altri due casi a causa di un di recente trasloco in entrambi hanno completamente abbandonato gli esercizi di protezione insegnati in un caso 6 mesi prima e nel secondo circa un anno prima. Infine un’altra paziente conosciuta e contattata telefonicamente lamentava blocco lombare secondario a stress e affaticamento psichico e fisico legato alla gestione contemporanea di occupazioni materne, della cura domestica, della spesa e cucina e dell’insegnamento a tempo pieno avvenuti durante il lock down associato a pratiche individuali dove incedeva quotidianamente nella flessione rilassante di Paschimottanasana senza compensarla accuratamente con contrapposizioni idonee.
Nel mese di Luglio conto ben 6 casi in poche settimane tutti simili ovvero tutti migliorati a tal punto da non prestare più vigilanza. Si perché, restando vigili e in ascolto, si possono percepire i segnali inequivocabili di tensione lombare che il corpo lancia e che possono essere corretti seduta stante. E ad ogni disturbo ricordo che quanto più prontamente si interviene quanto più veloce sarà la ripresa e addirittura l’efficacia della prevenzione sull’insorgenza del disturbo acuto.
Non si tratta di limitarci mentalmente al “non posso andare in mountain bike“, “non posso fare un trasloco“, “non posso intensificare l’allenamento” e ancora “non posso praticare yoga e pashimottanasana“. Posso, eccome se posso ma devo farlo con cautela e molta attenzione, sapermi fermare in tempo, saper ascoltare i segnali di disagio fisico reali, intervenire immediatamente non con farmaci ma con esercizi fisici di bilanciamento meccanico della colonna lombare stressata. Un problema meccanico si combatte principalmente con la meccanica, la chimica può dare solo sollievo.
Sono sempre stata contraria al dare informazioni allarmistiche, tipo “mai più quello per il resto della vita, finirà in carrozzella” come alcuni colleghi dicevano un tempo con tanta leggerezza ai loro pazienti, a fin di bene a parer loro. No yoga, no cavallo, no moto, no corsa, no montagna, no montain bike, no viaggi lunghi. La politica dei divieti e del terrore non è mai piaciuta e continuo a professare il credo della responsabilizzazione.
Sulla teoria sono tutti d’accordo ma poi nei fatti le cadute sono all’ordine del giorno, anche nelle persone più attente: come mai? Cosa succede? E’ sempre e sempre lui, l’ego, a vincere e avere la meglio. Quella mancanza di maturità che ci consente di dire senza alcun problema di giudizio “per oggi basta mi fermo qui“, “il prato o il cespuglio del giardinaggio aspetteranno“, “mi riposo dalla scalata o dalla bicicletta di ieri“, “evito di sollevare quel peso e quella posizione di yoga e mi metto un cuscino lombare alla guida o sul divano e faccio gli esercizi che conosco come curativi“. Invece un po come fanno i bambini … “ancora un po’ che il prato non è finito”, “mancano gli ultimi cartoni da sballare”, ci importa dimostrare a noi stessi che siamo capaci di scalare una vetta in bicicletta o a piedi, di fare quella postura o quell’esercizio in flessione lombare spinta anche se abbiamo percepito che qualcosa non andava, che non ci eravamo preparati a sufficienza, che avevamo fretta di fare.
E si, poi lo sappiamo bene tutti per esperienza che per rompere un equilibrio ci vuole pochissimo e sempre pochissimo per conservarlo con attenzione, mentre per ricostruirlo una volta distrutto ci vuole molta piú pazienza, tempo e impegno dedicati.
Questa osservazione si può applicare a moltissime altre situazioni anche a relazioni sentimentali, l’attenzione è tutto, accorgersi in tempo utile e correggere la rotta. Non identificarsi nella prestazione o nel risultato o in quello che vogliamo essere o vogliamo mostrare di essere, significa non perdersi e restare attenti a quello che viviamo attimo per attimo.
E’ la vera strada da percorrere quella del vero rispetto e amore per se stessi, senza abboccare alle richieste mascherate dell’ego.