Il nome ufficiale dell’Assenzio è Artemisia Absinthium, un nome quello di Artemisia con cui battezzai il mio primo studio professionale di medicina cinese e agopuntura, un nome che mi attirava allora e che oggi mi sta particolarmente a cuore per le leggendarie donne che ne portarono il nome e non solo per la moxibustione cinese che usa la forma di Artemisia Vulgaris; dalla Regina Artemisia, unico comandante donna delle flotta Persiana di Serse, che si distinse per onore e astuzia in innumerevoli battaglie ad Artemisia Gentileschi, prima donna pittrice ad essere ammessa all’accademia delle Arti di Firenze, pregiata qualifica fino a quel momento concessa ai soli pittori di sesso maschile ovviamente.
In Egitto l’assenzio era una pianta largamente usata dai sacerdoti in occasione di numerose cerimonie e rituali per dare loro grande vigore e forza da mostrare in pubblico. In epoca Romana si usava per favorire l’energia e preservare la salute durante lunghi viaggi e trasferte.
Una pianta l’Artemisia Abshintium particolarmente amata da un’altra donna mito: Ildegarda Von Bingen, prima suora che abbia mai scritto e predicato in pubblico e considerata dottore della Chiesa. Nel suo libro Physica consiglia l’utilizzo di questo fitorimedio per tutta la stagione calda da maggio a ottobre per le sue numerose qualità terapeutiche, di tonico, regolatore del mestruo, antinfiammatorio intestinale. Per Ildegarda assenzio ha una natura calda e sembra in contraddizione con la stagione estiva dove viene consigliato il rimedio. Forse perché il jiao medio non deve perdere la sua energia di motore digestivo, specialmente in primavera e in estate quando l’alimentazione tende a preferire cibi freddi favorendo mucosità e alterazioni di quello che oggi si chiama microbiota.
L’Assenzio ha una storia particolare in quanto partendo dall’Elisir curativo di Ildegarda siamo passati alla fine del 1792 a un’altra famosa ricetta o elisir curativo, quella del Dott. Ordinaire, medico francese residente in Svizzera. Dalla sua ricetta venne commercializzato un liquore a base di Assenzio, Anice verde, Finocchio, Melissa, Coriandolo ed Issopo chiamato Absinthe. Verso la fine del 1800 e per gran parte del ‘900 fu chiamato la Fata Verde, anche l’ora dell’aperitivo veniva chiamata l’ora verde. La diffusione di questa bibita alcolica era spesso associata al consumo di Laudano e le sue azioni stupefacenti legate prevalentemente ad esso. Oggi si ritiene peraltro che esista nell’assenzio una sostanza psicoattiva definita tujone che non deve superare una certa concentrazione ma che presumibilmente, vista la scarsa qualità del liquore durante la grande repressione, non poteva essere in alcun modo il responsabile delle azioni allucinogene attribuite all’Assenzio. Pare che nel 1910 in Francia si bevessero ben 36 milioni di litri di Assenzio. Da lì a poco, per combattere il grave problema dell’alcolismo crescente, ne fu bandita la produzione e la vendita. Il processo di demonizzazione dell’Assenzio come succede sempre per quanto concerne una sostanza fastidiosa e scomoda fu semplice, le furono attribuiti nefasti effetti ipnotici e pericolosi effetti stupefacenti; una fama che ancora oggi non è dimenticata.
Mi piace parlare di Assenzio in questo periodo dell’anno in quanto secondo la Spargyria assenzio ha una segnatura che parte con Ariete e quindi possiede tutta la forza esplosiva della stagione Primaverile (bello vedere come il glifo di questo segno zodiacale sembri non a caso un vulcano in eruzione). Per la medicina cinese con il 21 Marzo siamo nella massima espressione Yang dell’elemento Legno, per la Medicina Spagyrica entriamo nel carattere fuoco e maschile di questa meravigliosa stagione.
Secondo Gentili l’Assenzio è utilissimo nei soggetti che soffrono di crisi ipotensive e di astenia soprattutto se associati a stati di anemia, convalescenza e peggiorati dall’arrivo dei primi rialzi del termometro. E’ grandemente utile per stimolare la digestione, sostenere la funzionalità epatica, rinforzare il sistema immunitario. E’ controindicata in gravidanza e in età prepuberale.
Sul profilo emotivo viene associata alla volubilità emotiva e sul piano psichico-mentale viene chiamata la pianta della centralità e si dice sia utile a chi non riesce a sentire tale aspetto, cosi come a coloro che non riconoscono la propria creatività.
Interessante considerare che il fegato, imperatore della primavera, è correlato con la creatività e con la sessualità. Quando si parla di Primavera come di Fegato si parla di apertura al nuovo, é la chiusura del vecchio, possibile in termini pratici solo dopo aver trovato la propria centratura. In termini di meridiani il fegato ritorna al centro del corpo, nel torace per poi ripartire con il nuovo ciclo energetico.
“Senza aprire la mano che tiene stretto qualunque oggetto, simbolicamente non potremo afferrare nient’altro” mi diceva il mio maestro di meditazione. Nessuna esperienza si potrà realizzare pienamente senza questa possibilità di ritornare al proprio centro, che non significa esattamente allo stesso punto di partenza ma dallo stesso centro un gradino esperienziale piu’ in alto.
Ecco il significato della spirale evolutiva, dei gradini del nostro percorso e della grande energia fisica e psichica necessarie per ripartire.