La fisioterapia è adatta a molteplici situazioni e patologie anche gravi, difficilmente esiste una controindicazione al movimento in senso assoluto, anzi é l’immobilità la causa secondaria che aggrava molteplici quadri sindromici. Soprattutto se fatto con attenzione massima e conoscenza dell’anatomia e della diagnosi precisa del paziente.
Un semplice massaggio delle gambe diventa invece estremamente pericoloso quando esiste una trombosi agli arti inferiori non diagnosticata e confusa con una contrazione muscolare, con un dolore nevralgico oppure con un gonfiore da stasi venosa benigna. Molti massaggiatori di luoghi turistici fanno firmare appositamente uno scarico di responsabilità ai clienti ignari e malcapitati che ogni anno scendendo da un aereo e ansiosi di farsi coccolare non capiscono la serietà di uno strano e apparentemente innocuo disturbo doloroso alla gamba.
Non è le prima volta che mi capita di fare diagnosi di trombosi agli arti inferiori pericolosamente scambiata per altri disturbi. La prima volta fu in una paziente affetta da emiparesi di grado severo, mi accorsi in fisioterapia che la gamba paretica era particolarmente gonfia e calda ma la paziente a causa del deficit motorio e sensitivo non percepiva dolore. Il gonfiore della gamba paretica sembrava al suo medico curante compatibile con un alterato ritorno venoso appunto secondario alla paresi. Quello che mi fece insistere, fermando la fisioterapia e richiedendo con urgenza l’ecodoppler e il D dimero fu il calore e il rossore della gamba e quel senso di allerta che in modo quasi istintivo mi aggredisce in situazioni ad elevato rischio. La paziente aveva una severa trombosi venosa, totalmente silente.
L’ultima volta è capitato qualche giorno fa, nello specifico Giovedì Santo ho ricevuto via sms una richiesta da parte di una mia paziente, che mi chiedeva di vedere suo marito appena tornato da un lungo viaggio per un dolore acuto a una gamba. Non avevo spazi per inserirlo ma le ho suggerito di recarsi all’ospedale per escludere una trombosi profonda, che si é rivelata presente, per grande sorpresa e spavento di tutta la famiglia.
Il dubbio di una trombosi e la necessità di escludere il sospetto prima di proporre un qualsivoglia trattamento riabilitativo è fondamentale più che mai. Un dolore acuto al polpaccio che sale lungo la gamba può facilmente essere confuso con una sciatalgia, soprattutto se non si è molto esperti, se si ha fretta e se non si conosce bene il paziente ma paradossalmente anche con i paziente definiti abituali quando ci si affida alla richiesta del paziente senza indagare bene.
Un recente viaggio in areo, l’assenza di una storia clinica di lombalgia o di lombosciatalgia, l’assenza di dolore lombare e di sforzi fisici recenti. La presenza di rossore e gonfiore sono ovviamente utilissimi ma possono non accompagnare il dolore e quindi la sua assenza non elimina il dubbio. La cosa utile è sempre quella di mettere le mani sul paziente, palpare la schiena e le emergenze sciatiche per cercare il dolore, e toccare il polpaccio per sentire il calore e capire se è sufficiente per evocare il dolore.
L’esame per escluderlo è facile basta richiedere la concentrazione di D dimero nel sangue, in caso di sospetto consiglio di non aspettare mai, in quanto massaggi e manovre riabilitative sono in assoluto da evitare e fatte in quel preciso momento possono portare ad embolia polmonare, un evento grave che in molti casi può diventare fatale per il paziente.
All’anno si calcolano 800.000 casi di trombosi venosa profonda e 100.000 casi di decessi da secondaria embolia polmonare. In realtà una trombosi agli arti inferiori se diagnosticata in tempo è facilmente risolvibile e solo molto raramente causa deficit alla gamba. Non ha niente a che fare con una trombosi cerebrale (intesa come la trombosi di vasi del cervello), infatti con una trombosi cerebrale si rischiano danni neurologici permanenti di varia gravità fino alla morte, evento purtroppo assai frequente.
Questo per dire che un dolore da gravativo ad acuto associato a gonfiore e rossore della gamba deve sempre metterci in allerta, soprattutto se scendiamo da un aereo dopo un lungo viaggio. Soprattutto se siamo soggetti predisposti per svariate cause ( età superiore ai 60 anni, famigliarità positiva, trombosi precedenti, patologia a carico della coagulazione, diabete, ipercolesterolemia, recente intervento chirurgico, terapia ormonale orale).
Evitiamo in questa particolare situazione di andare dal massaggiatore o massaggiatrice anche se ci piacerebbe rilassarci oppure dal fisioterapista di fiducia senza spiegare bene come stanno le cose e magari autodiagnosticandosi una bella contrazione muscolare del polpaccio.
Il rischio è veramente elevato e non ne vale proprio la pena.