Ho iniziato a studiare le mirabili azioni degli olii essenziali circa 20 anni fa, partendo soprattutto dalle molteplici forme di infezioni recidivanti come quelle erpetiche delle labbra causate dall’immortale virus dell’ Herpes Simplex e le vaginiti ricorrenti nelle ragazze in terapia ormonale che si ripresentavano puntuali dopo ogni rapporto, o le odiose infezioni fungine della pelle causate dall’umidità del costume da bagno soprattutto delle aree inguinali degli uomini.
Sono state queste patologie ricorrenti e, soprattutto, poco responsive ai trattamenti farmacologici classici, che mi hanno inizialmente spinta a cercare alternative terapeutiche più efficaci.
Mi si è aperto un mondo: quello della aromatoterapia, poi della fitoterapia cinese, per arrivare oggi alla gemmoterapia e alla spagiria che non smettono di affascinarmi e farmi studiare nuove sostanze oppure riconsiderare sostanze di uso comune come il rosmarino, per dire.
Ad esempio, una goccia di olio essenziale ben scelto può risolvere un’afta dolorosa in meno di 10 minuti. Le recidive erpetiche si possono tenere sotto controllo efficacemente e così alcune sgradevoli e insidiose patologie di natura micotica. Da diversi anni mi proteggo dalle insidie delle classiche infezioni da raffreddamento invernali, con alcuni olii essenziali ad azione antivirale fra cui il Ravintsara (cinnamomum camphora) e il Niaouli ( melaleuca viriflora) le cui proprietà sono davvero incredibili e potenti.
Quello che mi stupisce é che queste sostanze che hanno un azione terapeutica straordinaria vengano quasi totalmente ignorate dai medici. Gli oli essenziali sono relegati alle terapie complementari o empiriche, ovvero non vi sono lavori scientifici su ampia scala atti a dimostrane l’efficacia ma solo numerosi nuovi e antichi testi per giunta non tutti con le stesse indicazioni. Nessuna casa farmaceutica credo sarà mai disposta a confrontare l’efficacia antimicotica del Tea Tree oil (melaleuca alternifolia) verso l’econazolo, per fare un esempio.
Per noi medici si entra nel territorio di nessuno e in alcuni casi nel territorio della medicina eretica più che non convenzionale, sostenuta in gran parte dai naturopati e altre figure sanitarie riconosciute ma nella grande maggioranza dei casi, non medici o per lo meno non medici istituzionalizzati che operano negli ospedali.
Peccato, mi dico da sognatrice, perché si tratta di sostanze preziose che non tolgono l’azione indispensabile dei farmaci classici ma anzi li sostengono e potenziano. Ecco che in questo periodo storico resto ancora stupita di vedere come, sia in ambito preventivo che nelle primissime cure delle più comuni infezioni delle vie aere superiori, le indicazioni sanitarie oggi a discapito di tante informazioni siano sempre più limitate.
Non uscire e non avere contatti, chiamare il medico per indicazioni personali e in caso di difficoltà respiratorie chiamare l’ospedale! Indicazioni direi eccessivamente concise. Molti pazienti quindi assumono autonomamente farmaci da banco come il paracetamolo, che sappiamo non avere nessuna azione antinfiammatoria e che sappiamo invece avere l’incresciosa capacità di abbassare il glutatione epatico, riducendone l’importante azione immunomodulatrice e antiossidante, utilissima in caso di stress ossidativo secondario a quasi tutte le infezioni virali. Se un olio essenziale avesse dimostrato in laboratorio una tale azione antiprotettrice ed epatotossica sarebbe a mio parere certamente stato tolto dal mercato per tutelare i pazienti, invece di questa azione se ne parla pochissimo anche se é confermata da dati sia datati (vedi link) che recenti (vedi link)
La prima scelta terapeutica in molti casi di una sospetta infezione virale delle prime vie aeree, in via profilattica e/o nelle primissime fasi sintomatiche, dovrebbe cadere sulla vecchia e inossidabile molecola di acido acetilsalicilico (ASA) conosciuta meglio col suo nome da battaglia (“aspirina”), le cui azioni ancora oggi ci allettano e restano non completamente note ma sappiamo che veniva usata comunemente già dagli antichi Egizi e medici Greci, e dagli indiani nativi americani estraendola dalla corteccia dei Salice Bianco.
Un farmaco l’ASA che venne riprodotto sinteticamente con grande successo e immesso sul mercato nel 1874 a bassissimo costo e anche per questo usato in maniera smodata soprattutto negli Stati Uniti per curare ogni male, ancora ricordo le gigantesche confezioni senza alcuna tutela e precauzione riguardo alla sua azione gastrolesiva (ricordo che anche i farmaci antiulcera noti come inibitori della pompa protonica a quell’epoca non erano ancora in commercio: è solo dalla fine degli anni ’80 che vengono usati su larga scala) .
L’acido acetilsalicilico ai giorni nostri é ampiamente usato a bassissimo dosaggio principalmente nella prevenzione cardiovascolare come fluidificante del sangue e non è quasi più indicato nelle sindromi da raffreddamento classiche proprio per la sua temuta e storica azione gastrolesiva. Peraltro, con dose adeguata al peso del paziente, somministrazione post prandiale, ed eventuale gastroprotezione mirata in caso di sensibilità gastrica, resta un farmaco da banco con azione antinfiammatoria e antiaggregante ben più utile in un possibile infezione virale delle prime vie aeree e non solo nel paziente iperteso e cardiopatico. Rendo inoltre noto che si riconosce da tempo una discreta azione antivirale dell’ASA in particolare su alcuni ceppi virali influenzali e su molti rinovirus.
Gli oli essenziali no (rischiamo di sembrare stregoni), le vitamine no perché cosa vuoi che facciano (poco importa se in USA nei reparti di cura intensiva, ad esempio, si utilizzino sia la vitamina D che la C ad altissime dosaggio) e poi nessuna nuova indicazione neanche sul farmaco di prima scelta. Tutto resta in un limbo nel quale ognuno fa quello che vuole.
In molti casi, prima di un peggioramento che giustifichi un ricovero ospedaliero (dove si che si applica la medicina quella vera, con protocolli condivisi) restiamo incredibilmente e ingiustificatamente nella terra di nessuno: spesso mancano indicazioni ufficiali scientificamente dimostrate ovvero lavori scientifici con la L maiuscola che tutelino i medici e comprovino con dati certi una prescrizione farmacologica piuttosto che un’altra. E nel frattempo, in molti casi il paziente si sente totalmente abbandonato a se stesso.
Come se non sapessimo che l’aspetto del prendersi cura, del dare minuziose indicazioni, anche dietetiche su cosa non mangiare e cosa invece favorire nella dieta in quel preciso frangente per non peggiorare, ma perché no anche con l’ausilio di sostanze naturali come gli oli essenziali ad azione antivirale, i funghi cinesi e i classici integratori vitaminici potrebbero far sentire il paziente molto più seguito.
E la risposta immunitaria corretta lo sappiamo che aumenta con il benessere emotivo del paziente: non lo dico mica io che sono un semplice medico agopuntore ma lo sappiamo da almeno 50 anni.
Questa medicina di nessuno è ancora medicina e dovremmo riprendercela senza sentirci per questo medici di serie B.