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Rispettare le competenze non significa non impegnarsi

Published by Catherine Bellwald at 15 Febbraio 2022

Mi è capitato, al primo giorno dopo le vacanze di Natale, di vedere arrivare in studio una giovane paziente praticamente piegata in due dal dolore irradiato alla gamba sinistra insorto da circa un mese e mezzo in seguito a diversi colpi di tosse.

Il quadro di ernia discale estrusa è stato ovviamente il primo sospetto e chiedo alla giovane paziente di darmi il dischetto dell’ultima  Risonanza Magnetica che avrei consultato con calma mentre eseguiva la sua prima seduta di agopuntura a scopo antalgico. Durante l’anamnesi capisco dal suo racconto che qualcosa è andato storto nel suo percorso diagnostico terapeutico.

Mi racconta di non dormire da quasi un mese per il dolore alla gamba nonostante la terapia antidolorifica, di aver effettuato una infiltrazione lombare prima delle feste natalizie senza alcun beneficio e di essersi recata ben due volte negli ultimi 15 giorni in pronto soccorso in preda alla disperazione per il dolore che aveva raggiunto vette insopportabili.

Nei due accessi in pronto soccorso non è stato mai guardato il dischetto della recente risonanza magnetica fermandosi al referto, nel quale era scritto che non vi era ernia ma solo una semplice discopatia lombare. In quelle occasioni  è stata somministrata morfina senza sollievo alcuno e rimandata a casa dopo averle mosso la gamba per dimostrarle che non vi erano impedimenti seri;  al secondo ingresso in pronto soccorso è stata eseguita una lastra al femore sinistro sempre a tale scopo!

Ora io non sono una radiologa e tanto meno una neurochirurga ma inserito il dischetto nel computer l’ernia è saltata fuori, evidente e visibile, senza alcuna fatica e credetemi, senza alcun dubbio la avrebbe vista chiunque si fosse preso la briga di cercarla. La giovane e disperata ragazza era in attesa di una visita specialistica neurochirurgica a fine gennaio e nel frattempo cercava di sopravvivere al dolore con i miei trattamenti di agopuntura.

Quando ho visto che la situazione dolorosa non migliorava ma restava grave, ho preso il telefono e chiamato personalmente il primo neurochirurgo disponibile ad ascoltarmi, che prontamente e professionalmente, l’ha visitata il giorno successivo; dopo solo 2 giorni la paziente era già stata operata con successo. Ha continuato a venire in studio anche dopo l’operazione e insieme stiamo recuperando forza muscolare, scioltezza nella deambulazione e sicurezza, soprattutto nel controllare il dolore nevralgico irradiato alla gamba causato da una leggera lesione al nervo sciatico sinistro, purtroppo riscontrata all’elettroneurografia prima dell’intervento e che forse si poteva evitare se la situazione non fosse stata portata avanti così a lungo.

Tutto questa storia per dire che la competenza di un professionista va rispettata, ma esiste una sostanziale differenza tra rispettare e lavarsene le mani senza mettersi in gioco in prima persona. Il referto del radiologo non avrebbe dovuto impedire al medico di pronto soccorso di riguardare la risonanza e tanto meno di chiederne un’altra se necessario, vista l’elevata e incoercibile nevralgia dolorosa irradiata della paziente.

I conti non tornavano. Sbagliare è facile in tutti i campi, rimettersi in discussione credo sia fondamentale sempre, non per dire la nostra e fare i saputelli, non per criticare e godere degli errori altrui ma perché è semplicemente giusto farlo. Non importa se il referto lo ha fatto il Papa in persona oppure il miglior radiologo del mondo, importa vederci chiaro sempre. Importa mettersi in gioco in prima persona, rischiando la nostra faccia se necessario. Lo scopo è quello di raddrizzare la rotta e ognuno deve fare il suo dovere con le conoscenze di cui dispone.

Avendo il referto della risonanza negativo per ernie in mano e in assenza di segni neurologici quali mancanza di forza e di sensibilità grossolani si avevano in effetti le spalle coperte e la conclusione era l’assenza di un grave problema degno di ricovero o urgenza chirurgica. Nonostante la paziente cercasse di spiegare il suo dolore nessuno le credeva, perché nessuno metteva in discussione il referto.

Ognuno di noi è tenuto a fare del suo meglio anche se non è radiologo e neanche neurochirurgo e il meglio è farsi venire un dubbio che un errore sia stato fatto. Oggi in medicina facciamo sempre più fatica a riconoscere gli errori, proprio per questo rispetto dei dati ufficiali che non si toccano.

Matematici, statisti, medici di qualunque specializzazione, virologi, epidemiologi, infettivologi, ricercatori e studiosi e tutti i pazienti e amici dei pazienti nessuno escluso siamo tutti invitati a  sollevare dubbi dove i conti sembrano non tornare alla nostra osservazione attenta. Rispettare la competenza è un altra cosa, non è chiudere gli occhi e lavarsene le mani è mettersi in gioco con grande rispetto, è metterci il proprio impegno per capire e fare tornare i conti anche se si va contro un sistema.

Se ognuno lo facesse senza paura delle conseguenze politiche sul suo delicato ruolo professionale,  inserito nelle complesse e gerarchiche dinamiche sanitarie e ospedaliere, solo per onestà intellettuale e coscienziale, potremmo unirle  le nostre diverse competenze, il che non significa non rispettare quelle altrui.

Quante cose grandiose potremmo fare! La scienza è fatta di uomini e donne coraggiosi e non solo di etichette e dati ufficiali.

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