Sono diversi i pazienti che, dopo aver contratto il COVID ed esserne ufficialmente guariti, lamentano una sorta di oppressione al petto con fame d’aria, sintomo che, in assenza di lesioni organiche vere e proprie, é tradizionalmente definito dispnea.
Tutti i pazienti con questo sintomo residuo che può durare da una settimana a diversi mesi dopo la guarigione si sottopongono a controlli cardiologici e bronchiali per escludere polmoniti, pericarditi e disturbi gravi. Siamo tutti d’accordo che nonostante la leggerezza dei sintomi delle ultime varianti estive non si tratta comunque di un virus amichevole ma un agente virale piuttosto subdolo e perverso.
Le caratteristiche di questo virus e della sua famigerata proteina spike oggetto di studi approfonditi destano sempre dubbi e preoccupazioni sulla sua capacità di generare una cascata citochinica e sulla presunta secondaria possibilità di avere un azione neurotossica e cardiotossica soprattutto in soggetti con patologie associate e non trattati correttamente e precocemente.
Oggi proprio per questo motivo in presenza di dispnea si tende per precauzione ad eccedere nella terapia e prevenzione, in presenza di una quantità di liquido pericardico ai limiti superiori fisiologici (50 ml) si somministrano cortisonici, colchicina e antinfiammatori anche per tempi prolungati. In presenza di leggeri esiti infiammatori bronchiali al RX torace si somministrano broncodilatatori e cortisonici nonostante una spirometria nei limiti della normalità.
Il sintomo di oppressione al petto e fiato corto che va e viene indipendentemente dagli sforzi fisici, una volta sospesi i farmaci tende a tornare e i pazienti iniziano a chiedere secondi e terzi pareri cardiologici e pneumologici di sicurezza e in seconda istanza a rifiutare i farmaci rivolgendosi appunto ad altri metodi quali l’agopuntura.
In medicina cinese l’oppressione al petto non direttamente correlata a sforzi fisici ne a patologie cardiache e bronchiali è collegata con una debolezza della Milza. Si tratta del Fuoco digestivo per antonomasia e della prima energia di rapido consumo in caso di stanchezza sia fisica che mentale. Alcuni soggetti sono più predisposti di altri si parla di costituzione e altri lo sono in via indiretta per esempio gli anemici.
Inutile dire che possiamo andare da casi di vera e propria ansia e con pensieri ipocondriaci ridondanti che impoveriscono la Milza, a soggetti che si alimentano male e che magari durante la malattia hanno abbondato con litri di succo di arancia per aumentare la vitamina C raffreddando brutalmente la Milza già sottoposta a duro attacco per proteggerci, oppure hanno ecceduto con zuccheri e latticini per consolarsi emotivamente. Infine alcuni possono avere una vera e propria reazione infiammatoria peribronchiale che in medicina cinese viene definita calore residuo interno capace di stimolare lo spasmo della muscolatura liscia e quindi il broncospasmo.
Con l’agopuntura possiamo lavorare su tutti i fronti anche contemporaneamente; sostenendo la Milza con il punto SP9 (punto He mare), sulla gamba opposta possiamo usare il grande punto di ST36 calmante e nutritivo del sangue e delle difese immunitarie. In alto sulle braccia qualche punto a sostegno del Polmone (LU 9), del Pericardio e Cuore, come il punto PC 6 per aprire il petto e il punto HT7 per calmare il cuore e l’emotività e armonizza cuore e milza.
E ancora in assenza di aghi oppure insieme agli aghi possiamo usare le coppette sul torace scegliendo LU 1 ( sotto alle clavicole primo punto di Polmone) per rinforzare e liberare il polmone dal calore in eccesso, Ren Mai 17 (tra i capezzoli punto Mu di Pericardio) sempre per liberare da un eccesso di calore e infine sulla LR 13 (sull’estremità libera della XI costa, punto Mu di Milza)per tonificarla. Oppure scegliere di mettere le coppette sulla schiena come si faceva una volta nelle patologie respiratorie severe come la TBC, usando i bellissimi punti Shu del dorso, fra cui BL 13 Shu di polmone altezza T3, Bl 15 del Cuore altezza T5, Bl 17 del diaframma altezza T 7 e Bl 20 di Milza altezza T10). Si raccomandano sedute non troppo lunghe per non stancare troppo i pazienti ancora molto indeboliti dalla malattia, quindi eventualmente alternando il trattamento anteriore con quello posteriore se il caso. Ecco un primo passo utile capace di sostenere il paziente su diversi aspetti definiti disfunzionali.
Il secondo passo sarà quello di lavorare con una buona dieta che sostenga la Milza e ripulisca il Fegato e gli Intestini, togliendo rigorosamente gli zuccheri, i latticini e le farine lavorate per almeno 3 settimane. Saranno utili eventuali probiotici, e prodotti spagirici nei soggetti particolarmente emotivi e ansiosi oppure erbe cinesi nei casi di vuoti sangue e franco vuoto Qi di Milza e Polmone. A seconda del caso individuale esistono ricette fitoterapiche specifiche e mirate.
Ricette antiche che funzionano bene anche nei postumi di polmonite proprio perché rinforzano il polmone e tutto l’albero respiratorio eliminando i residui di calore, nutrendo lo yin di polmone, riducendo efficacemente la componente infiammatoria e broncospastica anche nei soggetti più compromessi che riescono in questo modo velocemente a sospendere con serenità la terapia cortisonica prolungata ad oltranza. Ecco un esempio di come la medicina complementare dovrebbe affiancarsi alla medicina ufficiale quando il problema viene inquadrato come francamente disfunzionale.