Elasticità e forza nel movimento terapeutico

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Termini e Condizioni
Il movimento è sempre stato la mia passione ed è diventato un lavoro e uno studio di tecniche riabilitative classiche come Bobath, Kabat, Perfetti, imparando a mischiare i vari esercizi presi dalle varie scuole riabilitative classiche per costruire un programma riabilitativo personalizzato.
La mitica Prof.essa Cecilia Morosini lo chiamava “la polivalenza terapeutica” e oggi a quasi 30 anni di distanza lo trovo ancora più all’avanguardia e attualissimo oltre che estremamente funzionale e utile.
Non si sposa un solo metodo si devono conoscere diversi metodi e soprattutto conoscere i limiti di ogni metodo. Dove non arriva uno arriva l’altro, e per fare questo serve studiare e conoscere i dettagli e le applicazioni pratiche degli esercizi e non solo come lavorano le singole articolazioni e le patologie più comuni. Negli ultimi anni sono cresciuti in modo esponenziale le figure dei body builder, gli insegnanti di pilates e di yoga e anche in queste pratiche che sono fondamentali per migliorare eventuali nostri punti deboli è fondamentale conoscere diversi aspetti pratici e precisi.
Gli esercizi possono essere considerati come delle medicine e esattamente come le medicine non tutti sono idonei a tutti, alcuni sono sconsigliati e altri vanno assolutamente dosate con attenzione. Dosati con attenzione significa eseguiti con la massima attenzione ai dettagli. Insegnare un esercizio terapeutico significa spiegare il motivo per cui serve farlo e quando serve farlo. Significa insegnare ad ascoltarsi, insegnare a usare veramente il respiro nel suo potenziale di “sostegno addominale” e di concentrazione mentale.
Dosare un esercizio non è solamente adeguare il numero di ripetizioni oppure la durata dell’esercizio e la sua frequenza settimanale, è l’insieme degli esercizi proposti che faranno la ricetta perfetta e l’insieme di quello che la mente riesce a percepire come atto terapeutico che farà la differenza. ll modo in cui mi approccio agli esercizi, se li considero una routine meccanica e svogliata oppure come una risorsa per lavorare sulle mie debolezze amandole e accarezzandola per renderla più forte, farà la differenza.
Lavorare sulle nostre debolezze amandole significa sostenere sistematicamente l’anello debole della catena, vigilando costantemente su di esso. Significa aspettare se sentiamo che non è giornata ma insistere e perseverare con continuità e assiduità sugli esercizi a noi più utili aumentandone gradualmente la complessità, esattamente come farebbe un genitore amorevole. Significa non dimenticare mai il profondo lavoro del respiro consapevole e prolungato e della nostra intenzione durante gli esercizi.
La scelta degli esercizi è ovviamente fondamentale oltre che la sequenza. Fra gli aspetti davvero prioritari vi è quello di trovare l’equilibrio tra lavorare sulla forza muscolare e/o sull’elasticità articolare. Con il passare degli anni i soggetti rigidi diventano sempre più rigidi e i soggetti più deboli diventano sempre più deboli. Pare piuttosto ovvio vero?
Quello che mi stupisce è che spesso accade che il soggetto rigido si alleni in un aumento di forza e il soggetto debole si alleni in un aumento di elasticità articolare mentre verosimilmente dovrebbero fare esattamente il contrario. Mi spiego meglio: il soggetto rigido dovrebbe dare importanza al suo anello debole, la rigidità, insistendo con gli esercizi che aumentano l’elasticità articolare e il soggetto con scarsa forza e marcata elasticità dovrebbe dare importanza al suo rinforzo muscolare.
Il soggetto perfetto e ben allenato dovrebbe infatti sviluppare forza ed elasticità in uguale misura come di solito è il corpo di un giovane e sano ragazzino. L’equilibrio tra queste due nature motorie è fondamentale in senso lato per l’organismo nella sua totalità e in ogni segmento corporeo. Invecchiando peggioreranno entrambe ma in molti casi lo squilibrio tende a manifestarsi abbastanza presto nell’età adulta e, se non corretto, aumenterà con l’avanzare degli anni: è inevitabile.
Ne consegue in maniera logica che il soggetto particolarmente rigido sul profilo articolare dovrà accompagnare tutto il suo esercizio terapeutico nella direzione di una aumentata scioltezza articolare sfruttando allungamenti fatti sfruttando la gravità e gesti molto lenti, affinché le strutture elastiche muscoli-tendini-legamenti abbiano il tempo di allungarsi senza creare microlesioni. Analogamente il soggetto molto elastico e sciolto sul profilo articolare dovrà insistere sul rinforzo muscolare in primis del centro ovvero dell’addome e del dorso e successivamente del rinforzo segmentario degli arti per non incorrere in problematiche di instabilità articolare talora anche molto fastidiose e dolorose.
Il modo per focalizzarsi correttamente sul lavoro terapeutico non dovrebbe partire da un’ottica puramente estetica oppure di squisita competizione sul profilo fisico che oggi sono la motivazione per eccellenza al movimento. L’obiettivo dovrebbe essere la salute fisica e mentale intese come lavoro interno-esterno alla ricerca di un’armonia espressa in potenziale in ognuno di noi.
Il corpo con le sue difficoltà specifiche diventa lo strumento su cui lavorare, la volontà espressa in modo non egoico è il motore che evita le forzatura e i fanatismi ma soprattutto costante e amorevole disciplina al nostro totale servizio. Il tutto seguendo la nostra indole interna ovviamente, e le nostre passioni e talenti se possibile. Bilanciare accuratamente forza ed elasticità è in realtà fondamentale per risolvere qualunque problema si debba affrontare in questo viaggio che é la vita. Imparare a passare da uno all’altro con eleganza e facilità a seconda delle necessità ci sarà grandemente utile a tutti i livelli.
Le due forze opposte esattamente come lo yin e lo yang nutrite affinché siano ben bilanciate e alternandosi senza conflitti ci daranno il vero senso dell’equilibrio inteso come autentico movimento armonico e quindi potenzialmente e indiscutibilmente terapeutico ed evolutivo, in grado di influenzare anche le nostre emozioni e i nostri pensieri nella stessa direzione.