Si tratta di un’affermazione assolutamente nota al mondo scientifico di cui nessuno ha più dubbi. Ho iniziato la mia carriera di medico riabilitatore in neuro riabilitazione nel 1986 occupandomi di bambini con lesioni cerebrali perinatali e successivamente di riabilitazione in esiti neurologici da stati alterati della coscienza altrimenti definiti coma.
Un inizio piuttosto forte sia per la gravità dei miei pazienti spesso totalmente allettati e con gravi deficit neurologici, sia per le stimolazioni motorie alle quali quotidianamente li sottoponevamo con intensità. Un lavoro estenuante sia per noi che per loro ma necessario per stimolare, quando presente, il potenziale di salute residuo. In quei tempi le Stroke Unit non esistevano ancora e il lavoro si faceva a casa del paziente con il sudore della nostre giovani braccia e gambe.
Recuperare una stazione seduta oppure eretta autonoma e tutti i passaggi fino alla deambulazione partendo da uno stato vegetativo succedeva molto raramente ma ogni traguardo anche piccolo era sempre una conquista. E certamente vedere e toccare situazioni così severe ha influito sul mio carattere, sul senso di gratitudine e sul rinunciare alla lamentela sistematica.
Tornando alla plasticità del sistema nervoso quello di cui siamo tutti consapevoli oggi è che il sistema nervoso centrale con la sua plasticità sia alla base del dolore cronico ma anche della depressone cronica. Significa che uno stato doloroso prolungato come uno stato depressivo prolungato modificano i circuiti nervosi, le quantità di neurotrasmettitori e di sostanze ad azione neuroendocrina fino a modificare le aree centrali di percezione del dolore che aumentano in caso di dolore cronico. Lo stesso avviene con emozioni e pensieri ricorrenti e sistematici: essi sono in grado di modificare a lungo andare la quantità di dopamina e di serotonina in circolazione.
Un’arma a doppio taglio e di nuovo non potevamo aspettarci nulla di diverso. Il nostro sistema corpo-mente-emozioni è un sistema in continuo cambiamento. Ecco che se a questa possibilità plastica continua, ci ricordiamo, come dovremmo fare sempre, che il meccanismo di fondo con il quale la materia si muove è quello di minor resistenza ovvero il risparmio energetico, potremo capire come si muove il sistema nervoso, semplicemente toglie se non fai e aggiunge se fai; con estrema semplicità e assenza di pregiudizio.
Se a 57 anni inizi ad andare su uno stand up paddle e lo fai regolarmente come me scoprirai che l’equilibrio inizia a migliorare progressivamente facendo in maniera che tu faccia sempre meno fatica a fare quella attività. Si instaurano nuovi circuiti a nostra insaputa per organizzare una risposta più efficiente e meno dispendiosa in termini di fatica fisica.
Ecco: lo stesso avviene con un pensiero di fallimento oppure di insoddisfazione profonda; se insisti lui ti facilita la strada modificando le quantità di neuro ormoni corrispondenti a quello stato emotivo. Se senti un dolore in un’area del corpo, purtroppo tutta la via nervosa afferente ovvero deputata a farti sentire quel dolore si organizzerà al meglio e la tua sensibilità purtroppo aumenterà e ovviamente anche la via efferente ovvero i movimenti che farai per evitare il dolore si organizzeranno. E cosi facendo i muscoli, i tendini e i legamenti e infine anche il tessuto osseo di quell’area si modificheranno perdendo forza ed elasticità.
Possiamo qui comprendere come sia fondamentale la riabilitazione, il muovere un’area dolorosa che fatica a muoversi e ovviamente anche il produrre piacere fisico e le tanto decantate emozioni positive sono benefiche. Ovviamente non possono esser appiccicate con la colla di un falso sorriso oppure di un parlare che sa di fasullo tipo “…andrà tutto bene”. Ma di un vissuto esperienziale oppure di un adeguato muoversi nei meandri della nostra memoria e fantasia più profonda come possibilità terapeutica concreta. Possiamo inoltre comprendere che i farmaci antidolorifici e antidepressivi possono essere una risorsa davvero indispensabile ma guai se dovessero essere percepiti come una sconfitta e come sostanze dannose. E ovviamente capiremo come il loro utilizzo sistematico nel tempo ne ridurrà sistematicamente l’efficacia. Riusciamo a capire la complessità del sistema?
Bisogna lavorare a tutto tondo, includendo tutto il sistema corpo-mente-emozioni nei trattamenti dei pazienti cronici. E’ fondamentale per ottenere un miglioramento. I pazienti dicono sempre, soprattutto quando si parla di agopuntura, “bisogna anche crederci” certo che se ci metti anche l’idea che possiamo uscire da un circuito chiuso qualunque esso sia sicuramente sarà più facile uscirne. Le nostre parole come medici e terapeuti sono esse stesse terapia e vanno scelte con grandissima cura. Allo stesso modo le parole che il paziente si dice sono molto importanti per la sua guarigione. Il sistema limbico è sempre in ascolto come diceva Bruce Lee e guai a dubitare e sospettare il fallimento terapeutico.
Imparare a rilassarsi profondamente non come crediamo di fare guardando tik tok oppure altro ma nel silenzio e nell’immobilità totali, imparare anche per pochi minuti a uscire da un’idea e un pensiero assolutamente meccanico e attraversarne uno completamente nuovo, é terapia.
Lasciare al corpo, alla mente e alle emozioni la possibilità di guarire è una grandissima risorsa. Riconoscere anche nel processo patologico un principio di meccanicità assolutamente involontaria che possiamo interrompere con la nostra volontà è semplicemente straordinario.
Si tratta comunque di un miracolo come ogni nascita e come la vita tutta in ogni suo aspetto.