AGOPUNTURA

AGOPUNTURA: A CHI E’ CONSIGLIABILE

L’agopuntura, fatti salvi i rari casi di agofobia, può essere indicata come terapia di fondo in quasi tutti i casi di problematiche legate al dolore, a difficoltà funzionali o a patologie metaboliche o degenerative di qualunque entità, gravità o durata. In coloro che il problema l’hanno già risolto è comunque indicata a livello preventivo per evitare l’insorgenza di patologie future, più o meno correlate a quelle trattate.

L’agopuntura infatti, quando applicata correttamente, permette di intervenire sull’intero individuo inteso come insieme di corpo, mente ed emozioni, promuovendo un’armonia che origina dall’interno dello stesso e portandolo a godere di un equilibrio più stabile.

I RISCHI DELL’AGOPUNTURA

Per l’agopuntura, vengono utilizzati sempre strumenti (aghi ) del tutto sicuri in quanto monouso e molto sottili. La loro dimensione estremamente ridotta inoltre implica, anche nei casi di conclamate allergie ai metalli, l’unica reazione possibile, per quanto molto rara, di un lieve e circoscritto arrossamento locale al punto di infissione.

Anche per quelle persone che si trovino in terapia anticoagulante non esistono pericoli di sorta: gli aghi per agopuntura, per la loro sottile costruzione, possono al massimo provocare occasionalmente piccolissimi ematomi superficiali senza significato patologico.

LA TECNICA

Il metodo di agopuntura da me utilizzato prende le sue origini in tempi decisamente remoti, anche se è stato progressivamente integrato ed aggiornato rispetto sia alle mutate patologie che a quelle mutate risposte da parte delle persone. Non prevede neppure che il paziente debba spogliarsi.

In estrema sintesi, la tecnica di agopuntura utilizzata prevede l’utilizzo prevalente dei cosiddetti “cinque punti antici”, disposti sugli arti, in alcuni punti del capo e dell’orecchio. L’area interessata dal problema, quando presente, viene così a non essere interessata dall’infissione degli aghi e può essere così trattata, quando necessario, con tecniche di mobilizzazione articolare attiva o passiva, manovre o massaggi che consentono di controllare in tempo reale l’andamento dell’efficacia del trattamento, con riferimento sia al dolore che al ripristino progressivo della escursione articolare, quando ridotta a causa del problema in trattamento

Nel complesso vengono sfruttate diverse interazioni tra le alternanze primarie (Yin – Yang, Vuoto – Pieno, Alto – Basso, Destra – Sinistra) in un’azione complessa e dinamicamente coordinata che va a riprodurre quell’equilibrio energetico globale circolare in grado di agire contemporaneamente ed efficacemente sia sul sintomo che sulla costituzione del paziente.

I TEMPI

Nell’agopuntura da me praticata gli aghi vengono lasciati in posizione per un periodo variabile tra i 30 ed i 75 minuti, a seconda di quello che richiede la situazione. Durante questo tempo il paziente è comodamente sdraiato, in un ambiente caldo ed idoneo a produrre un profondo stato di rilassamento.

Nei casi in cui il problema del paziente si trovi in fase acuta possono essere richiesti trattamenti ravvicinati fino ad un massimo di tre alla settimana. Nella maggioranza dei casi di disturbi cronici o lievi invece è abitualmente sufficiente un solo trattamento alla settimana. La cosa importante è comunque la continuità del trattamento di agopuntura che, quando mantenuta nel modo corretto, consente all’effetto del trattamento di penetrare sempre più in profondità. Una volta che il beneficio previsto è stato raggiunto e se il disturbo non era di particolarmente vecchia insorgenza, il risultato può essere consolidato con alcune sedute a distanza di due, tre o anche quattro settimane.

Per coloro che soffrono di un problema cronico presente da diversi anni, viene richiesta una maggiore continuità a risultato raggiunto. I trattamenti si faranno in questo caso progressivamente a tempi via via più lunghi, prima ogni 15 giorni, poi ogni 20 e infine ogni trenta.

Occorre tenere presente che esiste una regola generale che prevede che a maggior tempo di presenza del disturbo, maggior tempo occorra per curarlo in modo completo e serio. Per curare correttamente un disturbo presente da dieci anni ci vuole un minimo di un anno di lavoro e questo deve essere chiaro affinché il paziente si possa considerare trattato in modo completo e serio.